Tra Protezione e Libertà: gestire la sicurezza delle persone anziane fragili con il Metodo Gentlecare
a cura del Gruppo Ottima Senior – Pordenone
Devo andare a casa…
Entrare nel mondo della persona affetta da demenza
Laura Lionetti – Referente Formazione Gentlecare e Formatore
E’ tempo di recuperare l’interezza, l’interezza delle persone, l’interezza del lavoro, l’interezza delle comunità.
Abbiamo spezzettato i corpi per curare le parti, abbiamo spezzettato le professioni per inseguire la massima competenza, abbiamo spezzato i legami, e ci troviamo ad aver perso la nostra interezza di persone.
La medicina occidentale nasce nel V secolo come medicina “geocentrica”, le condizioni di salute erano valutate in base all’ambiente in cui si viveva e l’attenzione era rivolta all’aria che si respirava, all’acqua che si beveva, ai luoghi in cui si viveva. Come evidenzia in modo chiaro Umberto Galimberti[1] in un testo sempre attuale, la medicina ha poi abbandonato lo sguardo geocentrico per proporsi come medicina morbocentrica, cambiando il concetto di cura, che non è più un “prendersi cura”, ma un “pro-curare” farmaci ed esami.
Ora sentiamo da più parti un richiamo forte al fatto che la medicina ritorni ad essere “antropocentrica” e coinvolga così la soggettività sia del paziente che del medico.
La medesima necessità di soggettività e interezza è quindi percepita nel campo sanitario e nel campo socio assistenziale, e la sua mancanza può portare a derive pericolose.
Più ci allontaniamo dalla persona nella sua globalità, più ci allontaniamo dal senso del nostro fare e rischiamo di percepire l’altro come solo corpo, da curare, da aggiustare, da proteggere a tutti i costi o, nella peggiore delle derive, da usare come bersaglio degli agiti di frustrazione e impotenza.
Anche il recente documento “Le demenze e la malattia di Alzheimer: considerazione etiche”[2] del 2014 ha sottolineato che “carenze e inadeguatezze nell’assistenza di persone con disabilità mentale conducono a situazioni che si traducono in trattamenti inumani e degradanti”.
La demenza, patologia cronica e degenerative per cui al momento non ci sono cure farmacologiche, ci pone davanti a grandi fatiche e nello stesso tempo opportunità, perché è proprio là dove la cura non è possibile che dobbiamo costruire il “prendersi cura”.
[1] U. Galimberti, Il Corpo, Feltrinelli, 1987.
[2] Comitato Nazione per la Bioetica – CNB – Le demenze e la malattia di Alzheimer: considerazione etiche, 2014.
Queste persone che perdono ogni giorno qualche abilità, ma che anche ogni giorno stanno nel mondo con ricordi, emozioni, desideri, che vorrebbero “andare a casa” anche se sono già nella loro casa e “devono andare dalla mamma” anche se hanno 80 anni, queste persone ci pongono davanti a grandi questioni.
Qual è il limite tra sicurezza e contenzione? Quando i sistemi di tutela e protezione vanno utilizzati?
La posizione di garanzia è un obbligo giuridico e prevede l’accoglimento della persona nei diversi setting di cura, in relazione alle peculiari condizioni di salute, bisogni e manifestazioni, in relazione all’ambiente e all’obbligo giuridico delle diverse figure professionali di essere portatori di garanzia.
Ma che cos’è contenzione? Contenzione è anche chiudere le porte degli armadi personali a chiave, non far indossare gli occhiali, non aver nulla da fare o da guardare…
Una delle strategie che favoriscono la limitazione ed eliminazione della contenzione è il ricorso al metodo Gentlecare, che riconosce la valenza curativa dell’ambiente come luogo protesico, per il quale il benessere dell’individuo è raggiungibile mediante la correlazione dinamica di tre componenti: le persone, la programmazione delle attività, lo spazio fisico[1]. Negli ultimi anni, con buona produzione di evidenze scientifiche, si è notevolmente incrementata la ricerca sugli interventi psicosociali, orientati a promuovere il benessere e la qualità di vita delle persone con demenza e dei loro familiari e anche del personale[2].
Per togliere dobbiamo aggiungere.
Per togliere – limiti, contenzioni, spondine, farmaci – dobbiamo aggiungere – tempo, attività, colori, stimoli, verde, parole, sguardi occhi negli occhi, cerchi tra persone, consapevolezza intesa come possibilità di scelta tra uno stimolo e una risposta.
La soggettività dell’anziano passa attraverso la soggettività di tutte le persone che operano in un servizio, perché tutti abbiamo bisogno di essere visti.
[1] E. Bortolomiol, L. Lionetti, E. Angiolini, Gentlecare: cronache di assistenza, Erickson, 2015
[2] T. Kitwood, Riconsiderare la demenza, Erickson, 2015
La contenzione si elimina attraverso pratiche professionali che alimentano la soggettività e la partecipazione di tutte le persone che abitano la comunità di cura, e si concretizza attraverso spazi di parola che siano spazi di pensiero che diventa azione, con interventi su più livelli, fra cui:
- Gruppi di narrazione condivisa tra anziani;
- Progetti Individuali elaborati in vere riunioni interprofessionali, in cui le persone si mettono attorno al tavolo e si confrontano;
- Raccolta della biografia degli anziani con i familiari e gli anziani stessi, e condivisione delle storie di vita tra il personale;
- Percorsi di formazione, aggiornamento e supervisione per il personale.
- Si tratta in estrema sintesi di una questione di fiducia, connessa all’importanza di essere visti, di fidarsi e di affidarsi, di essere consapevoli, di costruire legami e costruire comunità.
- a mia vita.”